Sulle tracce del Negroamaro

AZIENDA MARULLI

Da questo luogo dalla bellezza struggente ci si può spostare alla volta dell’Azienda vitivinicola Marulli, che racconta la storia di una famiglia che tramanda da generazioni passione e amore per la viticoltura. 

L’azienda vitivinicola, che oggi è condotta da Vito e dalla sorella Francesca, risale al 1975 per mano del papà e del nonno, vignaioli “da una vita”. 

Il nonno, infatti, lavorava in una grande azienda, la “Martinelli e Ruggeri”, due imprenditori bergamaschi che a Copertino producevano mosto concentrato destinato al Nord. 

Con il fallimento dell’azienda nasce spontanea l’idea della cantina di famiglia, dove intensificare quella piccola produzione di vini “quotidiani” a cui ci si era sempre dedicati, anche se il cuore dell’attività continuava a rimanere il vino che in autocisterna partiva per le aree più fredde dell’Italia. Con l’inizio del nuovo Millennio, arriva anche la svolta.

Tocca alla terza generazione, Vito e Francesca, con lo sguardo vigile di papà Annunziato, la scelta di investire sulla storia della famiglia, la lunga esperienza e le competenze acquisite per reinventare il marchio. 

Oggi la cantina Marulli è un bell’esempio di equilibrio fra contemporaneità e storia, fra utilizzo di tecnologie moderne e valorizzazione del vitigno storico dell’areale, sua maestà il Negroamaro, nella continua ricerca di un sodalizio tra semplicità e carattere dei vini.

VINO ICONA DELLA CANTINA MARULLI

Vino simbolo della cantina è certamente il Menone, un rosso dalla personalità unica che lo differenzia dalle altre interpretazioni del vitigno.

Menone Negroamaro

Nasce da uve di Negroamaro vecchie 88 anni, salvate da morte annunciata, destinate a lasciare spazio a un impianto di nuova generazione. 

Invece bastò una sola vendemmia per scoprire che quelle uve celavano qualcosa di unico e particolare: componenti olfattive molto intense e un tannino nato già setoso.

Sensazioni che dopo la maturazione in vasca di cemento divenivano via via più intense e particolari.

Oggi il Menone riposa 36 mesi in vasca interrata e poi in bottiglia. Un vino old style: schietto, diretto, con un residuo zuccherino pari a 0. Un rosso di corpo, secco e giustamente tannico. 

Vito e Francesca organizzano (su prenotazione) un tour con visita della cantina e dei vigneti, con degustazione delle etichette.

Il vigneto è condotto in biologico non certificato. Da 10 anni infatti non si fa uso di pesticidi per il diserbo del terreno.

Questo ha permesso anche al sottosuolo di avere una seconda vita, con erbe e verdure spontanee e la fauna autoctona che è tornata a ripopolare l’ecosistema e ad arricchire il terreno.

Anche i vini, ovviamente, restituiscono nel calice i profumi che ne derivano, con sentori più erbacei, di camomilla e dei fiori bianchi che durante l’anno ricoprono il terreno. 

TENUTA PARAIDA

Unica cantina a produrre tutte le versioni della Doc Copertino, non si può non consigliarne il rosato, Tenuta Paraida.

Paraida Rosato

Un Negroamaro in purezza, da alberelli che hanno dai 35 ai 40 anni di età, allevati in una zona vicina al mar Jonio, che influenza magnificamente questo vino, la cui prima vendemmia risale al 2000. 

Le uve sono lasciate a contatto con il mosto per poche ore sino a che non si ottiene la giusta tonalità di rosa.

È un vino che racchiude i colori caldi dei tramonti estivi salentini, quando il sole sembra tuffarsi nel mare prima di sparire  – contemplare il tramonto in spiaggia è un’altra esperienza da fare –  ma anche la freschezza della battigia.

Piccoli frutti rossi poco maturi, insieme a un fresco floreale al naso e una vena agrumata che ritorna nel sorso, insieme a delicate note balsamiche e di erbe spontanee. Spiccata freschezza e mandorla amara sul finale.  

UN ROSSO DA PROVARE

Un rosso da provare è l’ultimo arrivato: Malassiso Doc Copertino Riserva.

Blend di Negroamaro e Montepulciano

Blend di Negroamaro e Montepulciano (70%-30%) che in etichetta celebra la vecchia porta d’ingresso alla città.

Le uve subiscono un leggero appassimento sulla pianta, poi sono raccolte in cassetta e diraspate. 

Il mosto fermenta con macerazione per almeno 20 giorni, mentre il complesso affinamento di 3 anni alterna in sequenza 12 mesi in cemento, barrique e bottiglia. 

Il colore granato con intensi riflessi rubino anticipa un naso di ciliegia piena, erbe aromatiche, spezie dolci, caffè e tabacco.

Avvolgente e caldo, con finale fresco a tratti balsamico e tannini importanti.

link all’articolo:

https://wineandtravel.it/sulle-tracce-del-negroamaro/

EN